1935 nasce la Opel Olympia che fece la storia del caravanning tedesco

1935 nasce la Opel Olympia che fece la storia del caravanning tedesco

Ogni nazione ha delle automobili che ne segnano alcuni passaggi storici: il Maggiolino in Germania, la Renault 4CV in Francia e la Fiat 600 in Italia, per esempio, segnarono il lancio della motorizzazione di massa.

Parimenti, ve ne sono altre che caratterizzano altri aspetti del vivere quotidiano e uno di questi, certamente, è la nascita del caravanning moderno, come lo conosciamo oggi.

In Germania la Opel Olympia assunse, seppure inconsciamente, questo ruolo. fu, difatti, la prima automobile a essere destinata al turismo in campeggio, sia come autovettura comoda per trasportare persone, la tenda e le vettovaglie, sia come ottima trattrice per carrelli tenda e caravan.

Oggi, 17 Aprile, nel 1935 partì la gloriosa storia di questo modello di autovettura.

“Impegnata da sempre ad offrire al pubblico automobili a prezzo accessibile, Opel dà oggi un impulso decisivo alla motorizzazione tedesca in un momento in cui è necessario colmare una lacuna del mercato. E’ giunto il momento che non vi sia più soluzione di continuità tra telaio e carrozzeria”. Con queste parole, nel 1935, la Casa tedesca presentava al Salone di Berlino la berlina Olympia, prima automobile tedesca costruita in serie con carrozzeria portante in acciaio ed era contemporaneamente la prima auto che riunisse i vantaggi di questo tipo di costruzione con quelli di un’utilitaria. “L’intelaiatura della scocca è costruita come un ponte d’acciaio, una forma in grado di assorbire grandi forze e di contenere il peso” proseguiva 85 anni fa il costruttore tedesco. “Quest’intelaiatura è fatta di profilati d’acciaio portanti, uniti fra loro con le tecniche impiegate nelle costruzioni aeronautiche in metallo”. 

Quando, nel 1936, nello stesso anno cioè delle Olimpiadi di Berlino, uscì sul mercato, la Opel Olympia costava 2.500 Marchi. Fino al 1937 ebbe un motore 1.300 da 29 CV (21 kW). In seguito, nel 1938, ricevette un motore 1.500 da 37 CV (27 kW) che le consentiva di raggiungere i 110 km/h. Mentre la Olympia 1.3 fu prodotta in 81.661 esemplari, la versione 1.500 raggiunse nel 1940 le 87.214 unità: decisamente una bella cifra!

Naturalmente la carrozzeria portante fu presto adottata anche per altri modelli, prima fra tutte la Opel Kadett, il nuovo modello d’ingresso della gamma che quando, nel 1936, fece la sua comparsa sul mercato si rivolgeva a quei clienti potenziali che non potevano permettersi la Olympia.

La 500.000esima Opel volò a Rio sullo Zeppelin

Nel 1938 la Opel costruiva già 140.580 veicoli all’anno. Se non fosse scoppiata la guerra, avrebbe superato l’obiettivo di 150.000 veicoli all’anno entro la fine degli Anni ’30. All’epoca Opel era diventata comunque la principale industria automobilistica tedesca e i suoi responsabili sorprendevano spesso il pubblico con nuove idee pubblicitarie che rendevano il nome della ditta famoso in tutto il mondo. Nell’Estate del 1936, ad esempio, la 500millesima automobile Opel prodotta – una Olympia – fu trasportata come “prima automobile volante del mondo” all’interno del dirigibile Hindenburg fino a Rio de Janeiro.

Forti messaggi pubblicitari

In quegli anni Opel si servì spesso per le sue campagne di un nuovo genere di pubblicità che ha mantenuto sempre la sua validità. Il messaggio “Severità sistematica” era accompagnato, ad esempio, da approfondimenti come questo: “Così, come una radiografia mostra la struttura interna del corpo umano, la spettroanalisi, come viene applicata presso la Opel, mostra ogni particolare dei materiali impiegati, la loro composizione e qualità. La spettroanalisi viene sempre spietatamente usata per effettuare controlli poiché la Opel deve concorrere per mezzo dei suoi materiali, in un mondo saturo di materia prima”. Di fianco campeggiava poi lo slogan che aveva reso famosa la Casa tedesca: “Opel – der Zuverlassige” (Opel, l’affidabile).

Seguirono altri messaggi pubblicitari che sono ancora oggi validi: “Insoddisfazione creativa”, “Con 10.000 ampere a caccia di crepe nel metallo”, “Il fondo dei calzoni metallico”. “Qui vengono costruite le auto più costose”. Con queste parole Opel lasciava buttare uno sguardo sul lavoro di sviluppo e faceva sapere al lettore che le prime automobili fatte a mano della nuova generazione avevano un valore di “500.000 Marchi”, una cifra assurda per un’automobile.

Con il grido “esportazione, esportazione” poi la Opel ricordava al pubblico di essere un’industria che esportava in tutto il mondo. Infatti con l’esportazione dei suoi modelli (oltre il 31% della produzione era venduto all’estero) Opel contribuiva notevolmente all’ingresso di valuta estera. Il governo di allora seguiva questo sviluppo con sentimenti contrastanti: da una parte apprezzava la valuta estera che entrava nelle casse, dall’altra non poteva dimenticare che in fondo la ditta era in mani straniere alle quali si lasciavano malvolentieri i guadagni. Nel 1936 però la Opel e lo Stato potevano ancora convivere in pace. Olympia e Kadett non avevano quasi concorrenti e i brillanti risultati ottenuti nelle gare di regolarità fecero salire la fama di affidabilità della Opel.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale segnò la fine della produzione automobilistica. Nell’Autunno 1940 le catene di montaggio della Olympia e della Kapitan furono fermate e da quel momento, dopo 1.003.585 automobili prodotte, furono costruiti solo i camion Blitz nella fabbrica di Brandeburgo. La produzione automobilistica sarebbe ripresa nel 1947.

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