Da FAITA FederCamping Sardegna riceviamo e volentieri pubblichiamo
Dal primo convegno a paternità FAITA FederCamping Sardegna dal titolo Campeggi e villaggi all’aria aperta: una grande opportunità per il turismo sardo tenutosi oggi a Cagliari, è emerso che il comparto del turismo all’aria aperta è una realtà particolarmente impattante sull’economia della Sardegna sia da un punto di vista economico che da un punto di vista sociale. Grazie a un questionario dedicato compilato dalle strutture associate a FAITA, è stato elaborato il primo Rapporto FAITA FederCamping Sardegna, una fotografia dettagliata del comparto turistico all’aria aperta.
Le strutture
Secondo le statistiche e la documentazione ufficiale, la Sardegna ha 70 strutture ricettive riconducibili al turismo all’aria aperta di cui 46 associate a FAITA-FederCamping Sardegna. Come si evince dai dati contenuti nel Rapporto, il 60% delle strutture associate a FAITA è di proprietà, più della metà (57%) è classificato con 3 stelle e più del 20% classificato con 4 stelle. La capacità ricettiva media è di 692 persone. Numerosi i servizi presenti: il 77% offre ai propri ospiti il servizio di noleggio bici, il 90% servizi di ristorazione; molti campeggi mettono a disposizione la spiaggia, con una media di 14.400 mq, o ne hanno una in concessione, per un’estensione media di 880 mq.
Gli ospiti
Le famiglie con bambini sono il target principale (66%), seguite dalle coppie (23%), dai gruppi e dai single. La Sardegna è particolarmente frequentata da stranieri che rappresentano il 37% degli ospiti. Tra i turisti italiani, il 37% è residente nel Nord Italia. Si viaggia soprattutto in auto (59%) e poi in camper (25%). Le preferenze dei turisti vanno alle piazzole (51%), in particolare quelle per camper (24%) seguite dalla tenda (16%). Importanti, ma l’offerta è ancora modesta, i dati relativi alle casette mobili (29%), ai bungalow (18%) e alle lodge tent (2%).
Secondo quanto emerge dal Rapporto, per quanto riguarda le modalità di prenotazione prevale per il 54% il canale diretto, segue internet (35%), mentre l’intermediazione tradizionale (come agenzie e tour operator) ha un ruolo contenuto pari al 7%.
Dipendenti e servizi
Nelle strutture associate FAITA lavorano un totale di 1.200 lavoratori, risultano complessivamente 1.900 se si considera l’intero comparto turistico all’aria aperta. L’89% dei dipendenti è sardo e quasi il 40% è multilingue.
Le relazioni con il territorio sono ritenute dagli associati FAITA particolarmente importanti: si incentivano i servizi di trasporto pubblico locale e si offrono informazioni turistiche e bike corner. Nelle strutture si prediligono, poi, i ristoranti tipici e la vendita di prodotti enogastronomici sardi.
Promozione del territorio
Come emerge dal Rapporto FAITA, le strutture associate hanno dichiarato di promuovere gli eventi della tradizione organizzati sul territorio, le aree naturali, i siti archeologici, la degustazione di prodotti tipici, gli eventi culturali e artistici, oltre alla sottoscrizione di accordi con produttori locali.
Aspetti ambientali
Il 70% delle strutture FAITA si impegna per la salvaguardia dell’ambiente e del territorio. Si effettua la raccolta differenziata dei rifiuti nel 100% dei campeggi e dei villaggi e quasi tutti la comunicano anche in diverse lingue straniere. Il 43% utilizza il solare termico per la produzione di acqua calda e quasi il 25% ha installato pannelli fotovoltaici. Il 73% ha attivato misure di riduzione dei consumi idrici. Molto diffuse anche la piantumazione di specie autoctone e l’illuminazione a basso consumo. Il 47% vende prodotti biologici per lo più locali. L’87% delle strutture accetta animali domestici.
Il valore economico
Le strutture analizzate fatturano annualmente una media di 1,2 milioni di euro ciascuno. Questo vuol dire che i 46 campeggi e villaggi sardi associati a FAITA fatturano complessivamente circa 56 milioni di euro, di cui quasi la metà con fornitori diretti, e creano un indotto indiretto sul territorio di ulteriori 50 milioni di euro. Se consideriamo, poi, l’insieme delle 70 strutture ricettive sarde si arriva a un fatturato totale di quasi 85 milioni di euro, con un indotto indiretto di altri 75 milioni di euro. Ovviamente nell’indotto indiretto non sono conteggiati i costi di trasporto da e per la Sardegna.
“Per la prima volta in Sardegna – ha detto Giuseppe Vacca, Presidente di FAITA FederCamping Sardegna – si parla del nostro comparto turistico, una realtà che esiste e genera notevoli ricadute sull’economia della nostra isola come dimostrano i dati contenuti nel Rapporto. Penso che tutti gli operatori del settore debbano lavorare in squadra per creare nuove opportunità e attrarre sempre più turisti. La nostra isola, infatti, per la bellezza del suo mare, la ricchezza degli ambienti naturali, la tipicità dei prodotti enogastronomici e l’enorme patrimonio di tradizioni, deve poter giocare da protagonista in questa partita. Alle istituzioni, poi, chiediamo il coinvolgimento di tutti gli interlocutori nelle prossime scelte vitali per il settore turistico, di poterci confrontare per migliorare l’offerta di trasporti con prezzi più convenienti sia nei mesi estivi che in quelli di spalla (fuori stagione balneare). Insieme, e con una strategia unica e condivisa, possiamo farcela”.
“Sono convinta – ha spiegato Barbara Argiolas, Assessore al Turismo della Regione Autonoma della Sardegna – che i campeggi già oggi svolgano un ruolo straordinario e utile nel costruire l’idea di sostenibilità che la Regione ha in mente per la nostra isola. È anche vero che molti campeggi si trovano nei luoghi più belli delle nostre coste, spesso a ridosso delle spiagge e questo li carica di una responsabilità etica e ambientale rispetto alla salvaguardia del paesaggio. Per questo credo che a definire ciò che i campeggi sono e possono diventare debba essere una legge urbanistica che rappresenta un piano strategico di più ampio respiro rispetto a una legge sul turismo. Perché se è vero che i campeggi debbono essere aiutati nel loro sviluppo, è anche vero che questo sviluppo deve essere sostenibile e rispettoso del territorio. Quello che propongo quindi è un confronto, anche serrato e puntuale, per capire chi in questo sviluppo può starci dentro e chi no. In questo senso penso che FAITA sia un interlocutore autorevole con cui ragionare e mettere insieme due obiettivi: quello pubblico di salvaguardare e valorizzare il territorio e quello privato mirato ad ampliare un turismo di qualità”.