Pandemia caravan e campeggio cosa mi hanno insegnato 12 mesi in 12 punti

Pandemia caravan e campeggio cosa mi hanno insegnato in 12 punti

di Luca Stella

A un anno dall’inizio dell’emergenza pandemica, ecco cosa ho imparato, in 12 punti.

– Posso lavorare da casa o da qualunque altro luogo, già lo sapevo, ma adesso lo sanno anche gli altri e hanno smesso di vedermi in modo strano.

– Posso dedicare tempo alla mia famiglia in modo opportuno, ovvero quando serve, non quando ci sono; differenza non da poco.

– Chi è capace di adattarsi agli eventi ha decisamente molte più possibilità di sopravvivere al business e il mio portafoglio lo dimostra.

– Con la corretta mentalità e capacità di reazione, qualunque sfida, anche fosse tragica come una emergenza pandemica, può risolversi in qualcosa di positivo per ognuno di noi.

– Ormai in casa pasta fresca come se piovesse, quella confezionata del supermercato non sappiamo più cosa sia.

– Spendere migliaia e migliaia di chilometri per andare a vedere chissà cosa, quando dietro casa, a pochi chilometri sei già in vacanza e c’è un mondo pronto a stupirci. E poi, andare lontano e un pò come fuggire da sé stessi e io ci sto bene nei miei panni.

– Molti lavori, quasi tutti quelli non manuali, hanno possibilità di essere svolti totalmente o in parte anche da remoto.

– Ho imparato a comperare il caffè di torrefazione in grani, nulla di paragonabile con quello industriale!

– Dovendo ben gestire tempo libero e lavoro, stando in casa o in roulotte, è cosa seria, perché si rischia di eccedere in una direzione o nell’altra. Basta imparare a gestirsi bene e così si scopre che si può avere il tempo necessario per tutto.

– Non tutti condividono la mia stessa scelta di vita, ma chi se ne frega, non deve essere obbligatorio. A me va bene e questo basta.

– Nulla è sicuro e garantito, quindi invece di perdere tempo cercando un lavoro a tempo indeterminato, meglio imparare a gestirsi un lavoro da Partita IVA, pur con tutti i limiti e i difetti, e godersi il momento.

– Sono nato zingaro e il campeggio è e resta il mio mondo.

3 comments

tutto, o quasi, condivisibile e/o comprensibile, e ognuno ha la liceitá e il diritto di essere soddisfatto delle proprie scelte e di ció che esse comportano, ma non é questo il punto che mi interessa. Quel che mi preoccupa maggiormente del diffuso adattamento al lavoro da remoto, forse mi sbaglieró, ma non credo di molto, é che esso, nella maggior parte dei casi, puó essere svolto da qualsiasi luogo e da qualsiasi persona (un po’ come i call-centre che a volte mi rispondo con accenti inglesi indiani o pachistani, se non cinesi), e il rischio é, fatta eccezione per alcuni casi eccellenti, che tali lavoratori da remoto potranno essere tranquillamente e lentamente sostituiti con altri lavoratori da remoto, che nel frattempo avranno imparato a svolgere ogni funzione a computer come chiunque altro, ma a dei prezzi talmente bassi che dalle nostre parti pochi riuscirebbero a reggere. Ci sono milioni e milioni di persone che saprebbero svolgere qualsiasi lavoro che ora svolge uno statale, un professore, un tecnico, un ingegnere, per un decimo degli stipendi che tali statali, un professori, un tecnici, un ingegneri oggi percepiscono. Secondo me, (spero di sbagliarmi…ma conoscendo l’evoluzione tecnologica di paesi come la Cina, l’India, Brasile, Kenia, ma anche solo nazioni europee un tempo dell’area di influenza sovietica, non credo molto…) qui sono i rischi e le fregature in agguato nel nostro futuro e in quello dei nostri figli, affidarci troppo alla tecnologia e informatica, rischiando di perdere oltretutto i frutti e la ricchezza che derivano dal rapporto umano, diretto e locale. Sono oltretutto un uomo nato e vissuto in piena libertá di movimento, non accetteró di buon grado di essere confinato come un recluso, e anche come cuoco (a casa mia cucino io) preferisco preparare le mie pietanze acquistando gli ingredienti localmente e non importati…a me che piace il pesce Mediterraneo poi… i salmoni irlandesi mi avrebbero stufato 😉

Tuttavia la tecnologia permette questo tipo di lavoro, che può essere proficuo ed intelligente.
La difesa dei diritti passa attraverso scelte consapevoli individuali e collettive che incidano su come evolve la nostra società.
Resistere alla tecnologia serve a poco, ma conoscerla ed agire per difendere il lavoro forse è una azione più efficace.

Quel che dici non scalfisce di uno iota quanto ho sopra velocemente esposto: basterà un click del mouse per escluderti e/o sostituirti, e non ci saranno battaglie efficaci contro algoritmi e sistemi computerizzati per far valere i tuoi diritti, esattamente come si sarà in totale balia di lobbies finanziarie, piú di quanto non lo sia già oggi, quando si accetterà di compiere qualsiasi transazione e/o acquisto esclusivamente con valuta virtuale digitale. Un nuovo tipo di schiavitú e tirannia, che fanno impallidire tutte le precedenti, ci sta travolgendo velocemente ed inesorabilmente
come uno tsunami e noi ci illudiamo di poterci riparare con un ombrello. La zombificazione della società e sotto i nostri occhi, basta aver voglia e il coraggio di aprirli.

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